NUOVE DIMOSTRAZIONI SCIENTIFICHE PROVANO CHE L’OMEOPATIA NON È “ACQUA FRESCA” – E NEANCHE MEMORIA DELL’ACQUA, PERALTRO, TEORIA INFONDATA E CONTROPRODUCENTE – MA UN SISTEMA DI CURA ASSOLUTAMENTE PLAUSIBILE.
Una delle ultime prove arriva dal microscopio elettronico: Jayesh Bellare, professore di ingegneria chimica dell’Indian Institute of Technology di Bombay, ha evidenziato che in tutte le diluizioni omeopatiche permane un numero rilevante di molecole della sostanza di partenza. Si tratta di quantità molto piccole, ma sufficienti per essere efficaci: del resto ne è conferma il fatto che anche la farmacologia “tradizionale” negli ultimi anni ha intrapreso la strada delle microdosi e delle nanoparticelle.
Oltre alle microdosi, l’ormesi
Cosa vuol dire ormesi? In pratica si verifica una sorta di rovesciamento d’azione tra una dose grande di una sostanza, che risulta tossica, e una dose piccola che ha invece un effetto terapeutico. Come avviene in omeopatia, che per curare utilizza quantità infinitesimali di sostanze che ad alti dosaggi peggiorerebbero o provocherebbero i sintomi (principio della similitudine omeopatica): troppi caffè ci tengono sveglie, ma Coffea Cruda alla 9CH (quindi ultra diluita) regala sonni tranquilli anche se la mente è agitata. La medicina tradizionale si basa viceversa sul fatto che più la dose è alta, maggiore è l’efficacia. Ebbene, Edward J. Calabrese, docente di tossicologia all’Università del Massachusets Amherst, che da più di vent’anni studia il fenomeno, ha dimostrato che questo non è vero per circa 5.000 sostanze, che rispondono invece al principio dell’ormesi: a basse dosi stimolano una risposta terapeutica, mentre la inibiscono o diventano nocive quando la dose è alta.
Diluizione e dinamizzazione: non magia ma scienza
Nella preparazione dei rimedi omeopatici, fondamentale è la cosiddetta potentizzazione: durante il processo di diluizione della sostanza di base, i medicinali omeopatici subiscono anche una costante dinamizzazione, ossia sono sottoposti a scuotimenti di durata e intensità predeterminati. Questa dinamizzazione avrebbe l’effetto di indurre nuovi legami fisici, chimici ed elettromagnetici che, assieme al principio dell’ormesi e delle nanoparticelle, spiegherebbero l’efficacia terapeutica di questa medicina dolce.